martedì 17 dicembre 2013

LaPrimaveraèunostatomentale.

Natale e il freddo che ti entra sotto il cappotto. La lista dei buoni propositi sepolta sotto la pila di libri da studiare, e i pranzi abbondanti che ti riempiono il cuore prima che la pancia
La primavera è uno stato mentale. Ogni  nuovo inizio, che sia il nuovo anno, una nuova vita, una nuova casa, una nuova città, una nuova storia..è una primavera. Almeno per me. Niente fiori, o giornate che ti scaldano l'anima, solo gelo e una donna che rinasce.
Perché noi donne siamo un po' così. Tutte lacrime e aspettative da gran finale, sempre infermiere pronte a curare la ferita di qualcuno mentre aspettiamo che le nostre si richiudano poco alla volta. Un po' ingenue a volte, un po' stronze altre.
Questo dicembre è così. Pochi addobbi e tanto rosso. Il rossetto sulla tazzina del caffè, e su quella sigaretta che ogni tanto ti concedi. Quel cappotto rosso che cerchi da una vita ma forse è perfetto solo nella tua mente.
Un po' come l'amore. Un po' come il capodanno, che mille preparativi per poi finire a chiedersi ogni anno "perché non me ne sono stata a casa a dormire??"
Ma le aspettative hanno il loro lato positivo. Anche quando sono troppo alte, e le probabilità che si realizzino sono così poche.. ci mostrano la direzione verso cui andare...ci aprono gli occhi su quello che vogliamo davvero.
E allora sostituiamo il foglio stracolmo di buoni propositi con spazio bianco da riempire con mille aspettative. Assurde. Lontane. Incredibili. Patetiche. Soddisfacenti. Importanti. Inutili. Che almeno nel compilarlo ci viene su un sorriso! Lasciamo che la dieta del 2 gennaio inizi quando saremo davvero pronte a mettercela tutta. Lasciamo che le cose accadano. E concediamoci quello che è meglio per noi. Adesso. La faccia sporca di zucchero a velo. I pomeriggi con le amiche a scegliere il regalo perfetto. La carta regalo colorata. Gli abbracci davanti al camino. I biscotti di marzapane, che prima o poi impareremo a farne di commestibili!
I baci sotto il vischio. O sotto il palazzo. O su una panchina di un centro commerciale. O ovunque.




                                          
 
      


xxx
V.

          





lunedì 2 dicembre 2013

Le consapevolezze.A dicembre.

Dicembre. La domenica dell'anno.
La città prende forme diverse, le luci rendono magica anche la più anonima delle strade, i mercatini di natale, e una pista di pattinaggio proprio al centro della piazza a coronare il sogno di ogni bambino. Anche di qualcuno un po' più cresciuto. Tipo me.
Un cardigan enorme in cui avvolgerti, un po' hippy, un po' etno, un po' fatto per me.
Un paio di compleanni e una dozzina di torte farcite con litigi e porte chiuse in faccia. Una valigia enorme, nuova, ultraleggera che non ha ancora destinazione. Un paio di jeans nuovi di zecca di una taglia improbabile che sembrano disegnati addosso, e ti senti bella, anche se ultimamente non sei stata guardata abbastanza. Una catenina con su scritto L.O.V.E per non perdere di vista le cose importanti. Perché lo senti dentro, sotto la pelle, lo senti scorrere nelle vene questo amore. E un po' ti consuma, un po' ti rende imbattibile.

Dicembre. E una montagna di consapevolezze. Guardarsi allo specchio e vedere una nuova sé. Crollato il muro, abbassata la barriera, aperti gli occhi... ti senti Donna.
Le amiche di sempre intorno e una sorella maggiore saggia. I caffè bruciati e le torte nel forno, le serate a ballare nel locale di sempre. O in casa. "Prestami il rossetto che stasera è quella buona". Le notti al telefono, con la pioggia che batte sui vetri e la coperta che ti copre le spalle. Datemi una sigaretta anche se non fumo. E un thé caldo. E un abbraccio.

Le colazioni saltate, e le mattinate in biblioteca, la faccia di un cadavere e i panini di corsa prima dell'allenamento. I regali tra amiche per il prossimo, imminente viaggio. Le cene abbondanti che "no, non mi va proprio di mangiare."
 Novembre sei stato orribile ma illuminante. Ora sogno solo la neve. Bianca. Candida. Pura, e un paio di guanti morbidi che mi tengano calde le mani. E non solo.

               
                        
             
                   


                                                                           V.



domenica 10 novembre 2013

La domenica perfetta. O quasi. Per niente. Mai.

Un passo indietro, o forse qualcuno in più. Novembre ha portato un po' di pioggia, proprio in questi giorni che "Datemi 10 gocce di xanax e tutto andrà bene." La tachipirina dopo un paio di bicchieri di vino (rigorosamente durante i pasti, non si pensi che sono un'alcolizzata!) é lo sport che pratico di più in questi giorni, oltre quello di svegliarmi di notte, ogni ora e mezza, e tirare tardi la mattina che si fanno le 12:00 ed io mi alzo con i sensi di colpa.
Domenica. Primo dolore universale dell'uomo, che se esiste qualcuno a cui piace questo giorno sicuramente non può essere mio amico, o forse si, magari mi trasmette un po' di voglia di vivere.
 "-Difficile" direbbe qualcuno.
Partiamo col presupposto che la pioggia è romantica solo in alcune, precise circostanze. E non sono certo, quelle in cui mi trovo io adesso, costretta in casa con la felpa e i calzini e la faccia di un cadavere che mi trascino con la copertina di linus da una stanza all'altra. Ed ora, che di amore e cuori e rose ne sento parlare solo in tv con la maratona di "abito da sposa cercasi" su Real Time che se non eri depresso lo diventerai nel giro di pochi minuti, posso dire che l'idea di "domenica romantica, che fuori piove ed io sono con te sotto le coperte con le gambe depilate e la vestaglia di seta" diventa un misto tra un incubo e un'allucinazione da droghe pesanti.
Insomma ci siamo capiti.
Per non parlare del pranzo dai parenti, che è sempre una sorpresa. Tra "quando ti laurei?" e "mangia che stai sciupata" non sai se sbattere la testa nel piatto o continuare ad annuire come un ebete, e purtroppo non fumi nemmeno, che quella di andarsi a fumare una sigaretta è sempre la scusa migliore ma quando tempo addietro iniziai ad usarla davvero capii che anche il tabacco mi faceva schifo!

La triste storia della domenica mi insegna dunque, che qualsiasi problema io abbia, mal di gola, mal di testa, febbre a 40°, esame imminente, maratona di "buddy e le torte di plastica", nulla, nulla deve tenermi chiusa in casa la domenica pomeriggio.
Per cui, vado a  mettermi la felpa e gli stivaletti da pioggia, ed esco senza trucco, con quel velo di fondotinta che è rimasto nonostante tutte le volte che mi sia passata le mani in faccia e i fazzoletti per asciugarmi il naso e la mani davanti agli occhi e le dita in bocca..Vado a bere una cioccolata bollente e a fulminare qualcuno con lo sguardo.

Buona domenica agli ottimisti, e soprattutto a quelli come me che "un bicchiere di vino con un panino è la felicità" purché non sia domenica!


                                                                                     V.



lunedì 4 novembre 2013

Amiamo, così.

Non so come spiegarlo.
Questa riluttanza che si mischia al desiderio. E' frustrante, come quando allunghi la mano per rubare una patatina fritta, quelle tagliate a mano, con cura, spicchi perfetti e dorati, e mentre stai per afferrarne una la tua coscienza tira via la mano prima che la mente e gli occhi se ne accorgano. Così.

Gli uomini sono così. Ti portano all'esasperazione. Che le lotte coi cuscini diventano vere e proprie risse. Che "cazzo se mi hai fatto male!!" ma come biasimarlo, gli hai sfregiato la schiena con le unghie! E le litigate sotto casa che vorresti sbattere la testa nel cruscotto per non ripetere sempre le stesse cose, e non sai se scendere dalla macchina o restare lì fino a quando non farete pace. E finisce sempre che lui va via rumorosamente per farti sentire forte il fischio delle ruote mentre tu affannosamente stai ancora mettendo insieme i pezzi.
E il passato che torna sempre in un modo o nell'altro. Che a furia di rinfacciarsi le cose si finisce per dimenticare il punto di partenza. Sono così ottusi questi uomini. Così pieni di sé. Come se fosse facile per noi essere donne, amiche, amanti, fidanzate, psicologhe e allo stesso tempo accettare il loro maschilismo da quattro soldi, i discorsi sullo sport e sulle auto, i commenti su altre donne, la musica rap in macchina, i calzini bianchi, il disordine, il fatto che dormono in diagonale lasciandoti poca scelta tra il bordo del letto e il tappeto. E le madri !! Anche la più buona, materna, gentile "suocera" difenderà sempre il figlio maschio, anche quando non sarà chiamata in causa. Mamme chiocce che nascondono il fucile nel grembiule da cucina. Occhi aperti ragazze!!!

Io non ho idea di chi sia stato il genio che abbia inventato questa cosa che gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere, ma dovrebbero dargli un nobel. Un riconoscimento. Qualcosa insomma.
Che poi diciamocelo, noi ci cimentiamo nella psicologia maschile come se non ci fosse un domani "magari è stanco","è solo un periodo", "l'ha fatto per farmi ingelosire" ma la verità che probabilmente noi donne  non ammetteremo mai, nonostante le interminabili ore ad analizzare sempre le stesse cose con le amiche al telefono, o davanti a un caffè, o sul lettino dell'estetista, è che la cosa più semplice che c'è da sapere sugli uomini è che quello che fanno e quello che dicono è esattamente quello che volevano fare e dire. Senza complicazioni e mezzi termini.
Quelle dei giri di parole, dei no al posto dei si, dei "fai come vuoi" al posto di "ti spezzo le gambe" dei "non so, forse, magari" siamo noi. Che non siamo poi così semplici da gestire.

E forse è questo il segreto. Accettare le diversità con filosofia. Prendere le camicie a mezza manica e farle a pezzettini di nascosto o scambiare a posta i calzini bianchi mentre si fa il bucato. Controllare di nascosto la posta elettronica anche se significa scoprire che ha prenotato un volo per farti una sorpresa. Continuare a spendere migliaia di euro da Intimissimi, perché prima o poi noterà quel completino nuovo.
Perché diciamocelo, tutti i baci della buonanotte sotto il palazzo, quando aspetta che chiudi tutti i 20 cancelli per entrare in casa prima di andare via, e tutte le sorprese e le volte che te lo trovi in casa all'improvviso anche quando sembri la Littizzetto appena sveglia, valgono tutte le energie che sprechiamo a stargli dietro quando hanno cambiamenti d'umore tipici di noi donne in fase premestruale.
In fondo, non siamo tanto diversi.



                       
                         


                                                                                V.

sabato 2 novembre 2013

CiaoNovembre.

"Niente più vino."
L'avevo giurato prima di aprire una nuova bottiglia e riempire il bicchiere.
Seduta, con le gambe incrociate, i calzini ai piedi e i capelli corti  che non si prestano a comodi chignon.
L'autunno mi è piombato addosso tutto d'un tratto. Col buio delle 17.30 e la mia stanza che non vede quasi mai il sole.
Gli allenamenti saltuari e Dio solo sa in che guaio mi sono andata a mettere!
Ci vorrebbero le castagne. Calde, profumate. Un film romantico, ma non troppo che non reggo più di due minuti di smancerie. La mia migliore amica che mi tiene la mano e che mi dice che adesso non significa che sarà così per sempre. Piccole cose insomma, che a volte a furia di correre per stare al passo col tempo dimentichiamo la genuinità dei piccoli gesti.
Il trenino alle 8.00 del mattino, che lui mi tira giù dal letto perché la casella e-mail porta belle notizie!
I litigi delle 23:00 davanti alla tv perché nessuna vuole scendere a comprare i cornetti. E chiamare Massimo pregandolo di portarceli a casa.
Le colazioni insieme, anche quelle virtuali, che non c'è buongiorno senza una tazza di caffè, e se condivisa sarà sicuramente un Buon giorno.
I "ci vediamo dopo pranzo" iniziati all'età di quattro anni che sono diventati "ci vediamo una volta al mese", e sono così intensi e così carichi di amore che riusciamo quasi a farceli bastare.
I consigli della nonna.
Le coperte, il Suo divano e un film d'azione, dopo aver litigato perché a me quei film fanno schifo ma poi mi arrabbio se non riesco a guardare il finale.
I caffè nei posti in cui ti senti quasi a casa, che caffè più buono non lo fanno da nessuna parte e che "No, quei fiori lì non mi piacciono!"
Le compagne del liceo, che alcune persone se non le vedi per anni restano comunque nel cuore.
I muffin al cioccolato ripieni che metti 1000 kcal in assoluta e sconsiderata felicità.
I weekend improvvisati.
L'aeroporto e l'aria che si respira lì dentro. Quando sei al confine tra il partire e il tornare. Pieno di aspettative. Senza tempo.
Un rossetto nuovo che odora di buono.
Il negozio vintage scoperto per caso, che ci passi due ore dentro ad ammirare oggetti che non ti serviranno mai. Ma li vuoi, punto!
Le felpe calde, che in nome del buon gusto avevo ripudiato dall'armadio. Ma ora, sono loro così grata!
I telefilm che mettono di buon umore. E la certezza che nel mondo esistano persone un po' simili a me.

 Novembre sìì pieno di queste cose, ed io sarò felice!

                         
              

 

                       


                                                             {Trumblr - we heart it }

                                                                            V.
                                                                   



lunedì 28 ottobre 2013

CagliariIloveyou.

Fine ottobre. Ma che tempo farà?!
Riempire la valigia fino a farla scoppiare, che le t-shirt non sono mai abbastanza e nemmeno i maglioncini e i maglioni e le felpe e mettici pure un paio di costumi giusto per non avere il rimorso di non averli portati. Un nuovo taglio capelli che quando mi sono guardata allo specchio non sapevo se ridere o piangere, ma tanto cresceranno di nuovo ed io li taglierò ancora..
Arrivi in Sardegna e sembra giugno. Un caldo così  piacevole che dimentichi tutto quello che hai lasciato a Napoli. E' così piena di storia, di vita, di sole che mentre cammini dal porto a Piazza Yenne ti sembra di essere in Spagna, poi in Francia, poi sulla costiera che amo tanto, mentre lo sguardo va dalle palme gigantesche colpite dal sole che costeggiano il porto fino all'altro lato della strada dove il porticato consente di guardare all'ombra le vetrine dei negozi. I palazzi sono di una bellezza mozzafiato, le salite e le discese si alternano tra stradine nuove e antiche che mostrano le bellezze di una città senza tempo. Il Bastione è mastodontico, con la sua terrazza che mostra tutta la città. Salire quelle scale non è nemmeno faticoso se si pensa alla bellezza alla quale si assisterà una vota arrivati in cima!
La vita a Cagliari sembra così facile che "quasi quasi ce lo faccio un pensierino!" Un bicchiere di vino in piazza Yenne, un aperitivo al centro, una scappata su una spiaggia magnifica che sono le 11:00 e ci sono 28 gradi!!!!Giocare a fare i turisti o chiudersi in casa a fare le pulizie per il proprio uomo, che diciamocelo, non sa nemmeno da dove iniziare! Fermarsi al ristorante cinese, o giapponese nessuno l'ha ancora capito e assaggiare cose non proprio sarde, e uscire con la pancia piena e la testa che gira..
Perché tornare a casa?!
























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                                                                                 V.